di Antonio R. Damasio | pubblicato da Adelphi
venduto da Oceanon
Come e perché sono sorte le culture. Co- me si spiega lo sviluppo di pratiche, stru- menti e idee quali le arti, l'indagine lo- so ca, le regole morali e le fedi religiose, la giustizia, i sistemi di governo, l'economia, la tecnologia e la scienza. Perlopiù si ri- sponde a questa domanda invocando una caratteristica peculiare della nostra specie, il linguaggio verbale, insieme ad altri trat- ti quali l'elevato grado di socialità e un in- telletto superiore. Una spiegazione a pri- ma vista ragionevole, eppure carente, giac- ché trascura il ruolo che i sentimenti e le emozioni svolgono nel motivare le azioni individuali e collettive che danno origine alle culture. Ma c'è di più: se negare a mam- miferi e uccelli i sentimenti collegati all'e- mozionalità, e quindi la coscienza, è tesi ormai insostenibile, ci aspetteremmo tut- tavia che pratiche e strumenti culturali fos- sero possibili, data la loro complessità, so- lo in creature molto evolute, dotate di una mente e di una organizzazione cerebrale di livello superiore. Non è così. I sentimen- ti traggono infatti il loro potere da un prin- cipio di regolazione della vita, l'omeosta- si, che è riscontrabile in ogni organismo e che gli consente non solo di perdurare, ma di prosperare. Essa è il lo invisibile che unisce le nostre menti al brodo primordia- le in cui la vita ebbe inizio. Scopriamo co- sì, non senza stupore, che i batteri, organi- smi unicellulari privi di mente e di cervel- lo, hanno regolato per miliardi di anni la propria esistenza seguendo uno schema automatico che pre gura comportamen- ti usati dagli esseri umani nella costruzio- ne delle culture, incluse forme avanzate di socialità e di cooperazione. Se le cose stan- no così, l'inconscio umano affonda le radi- ci più in profondità e più lontano di quan- to Freud e Jung abbiano mai immaginato.
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